Dosso montonato del Cels
L’insediamento del Cels, situato poco a Est di Exilles sul versante orografico sinistro della Valle di Susa, è costituito dalle frazioni di Morliere e di Ruinas, siti tipici dell’architettura montana e sede di un Ecomuseo sulla cultura montana. Queste frazioni sorgono arroccate su una dorsale rocciosa allungata in direzione Est-Ovest, parallelamente all’asse vallivo. Questa forma a “dorso di cetaceo” è tipica di rilievi rocciosi modellati da processi di esarazione glaciale, nel caso specifico dovuti alla presenza del ghiacciaio pleistocenico della Valle di Susa. Le superfici levigate, le strie e i solchi di esarazione, caratteri peculiari di queste forme, si ritrovano in sporadici affioramenti di roccia tra Morliere e Ruinas e poco oltre Ruinas verso valle.
La presenza antropica ha fortemente influito sulla conservazione di tali testimonianze, di cui rimangono poche tracce (solchi di esarazione, strie glaciali), nei gradini di alcune case, negli stretti viottoli che si districano tra le abitazioni d’epoca e nelle cantine, tenacemente ancorate alla roccia del dosso stesso. Di queste testimonianze glaciali, le più evidenti e meglio conservate sono costituite dalle superfici levigate, più difficilmente obliterabili.
Il versante sinistro della Valle di Susa, nel tratto in cui è compreso il dosso montonato del Cels, è soggetto a fenomeni di instabilità gravitativa, di origine profonda e superficiale. Al margine sud-occidentale del dosso roccioso sono infatti presenti alcune trincee naturali (larghe qualche metro) aperte nella roccia con andamento parallelo all’asse vallivo. La roccia stessa su cui sorge l’abitato di Morliere è soggetta a dinamiche gravitative di tipo estensionale. Numerose sono infatti le fratture aperte (larghezza fino al metro) successivamente riempite per opera dell’uomo e ulteriormente soggette a fenomeni di distensione in tempi recenti, come dimostrano le lesioni sulle stesse strutture antropiche.
Anche il toponimo della frazione di “Ruinas” evoca situazioni di dinamica ambientale che probabilmente in passato hanno interferito in modo negativo con l’attività antropica. In questo caso l’instabilità naturale appare connessa all’evoluzione del conoide detritico-torrentizio posto immediatamente a monte dell’abitato, alimentato da un bacino non particolarmente esteso ma sviluppato entro un versante costituito da affioramenti di rocce molto fratturate e degradate, e da numerosi accumuli detritici non stabilizzati.